Palazzo Alidosi

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Della prima residenza della famiglia Alidosi, sorta fra il XIII e il XIV secolo, resta lo storico rudere del Castellaccio, sul colle verso ovest.

Davanti a voi si erge il Palazzo Alidosi, risalente al XVI sec. e splendidamente conservato.

Discordia fra gli storici in merito al nome dell’architetto che lo progettò: sono stati citati il Bramante e Francesco da Sangallo, oggi si propende per quest'ultimo, anche grazie alla preziosa opera dello storico locale, Cesare Quinto Vivoli.

La costruzione fu commissionata inizialmente dal cardinale Francesco Alidosi, con l’intento di sottolineare la solidità del potere della Famiglia Alidosi; fu poi proseguita da Cesare e Rizzardo Alidosi e infine completata verso il 1540.

I lavori iniziarono con grande disponibilità di mezzi e di manodopera.

Il progetto iniziale prevedeva la realizzazione di un Palazzo-fortezza con quattro bastioni a losanga molto pronunciati che racchiudevano all’interno un grande cortile contornato da un loggiato di ventiquattro colonne di arenaria, e al centro un pozzo.

Un fossato circondava il palazzo e un ponticello a tre arcate ne consentiva l'accesso. A sud, verso il paese, il giardino a frutteto; nei sotterranei, oltre alle cantine, erano presenti due prigioni, una per gli uomini e una per le donne.

Il Palazzo rimase però incompiuto: dei quattro bastioni previsti ne furono realizzati solo due, quelli apprezzabili anche oggi, oltre al vasto cortile interno, che oggi ospita le Sagre alidosiane.

Riguardo alle cause dell’incompletezza dell’opera, vi sono tre possibili ragioni.

La prima potrebbe essere che la famiglia Alidosi perse progressivamente potere e danaro e con ciò la possibilità di finanziare l’ultimazione dell’opera. Oppure si pensa che la famiglia pagasse un piccolo esercito per mantenere il feudo e i soldi mancarono per altre opere.

La terza possibile spiegazione vede protagonista Obizzo Alidosi, principale finanziatore e sostenitore dell’opera. Proclamato governatore di Ravenna nel giugno del 1509 a seguito della conquista della città da parte dello Stato Pontificio, nell’agosto dello stesso anno venne trovato morto, e non si escluse una congiura ai suoi danni. Il Palazzo si trovò pertanto senza l’appoggio necessario per terminare il lavoro.

La famiglia Alidosi ha lasciato un segno fondamentale a Castel del Rio: ancora oggi gli abitanti del centro abitato si chiamano 'alidosiani'.

Vero gioiello rinascimentale è il Cortiletto delle Fontane, che accoglie tre bellissime fontane a conchiglia; tre colonne di arenaria sorreggono il loggiato.

Sotto le vele della loggia, otto nicchie circolari accoglievano un tempo i busti marmorei degli esponenti più importanti della famiglia; oggi ne resta uno, quello di Lito (Lilo, Lippo) Alidosi, vescovo di Imola e di Cervia nella prima metà del '300.

Il Palazzo è stato interamente restaurato all’interno ed è ora sede comunale. Ospita inoltre la biblioteca, il Museo della Guerra-Linea Gotica, l'Animal Tower e il centro didattico dedicato al Castagno, albero tipico della zona appenninica, protagonista della sagra locale più importante, la Sagra del Marrone IGP, che si tiene ogni anno nelle domeniche di ottobre.

Infine, una curiosità: nella parete nord del Palazzo, quella che si affaccia sull’aeroplano di proprietà del Museo della Guerra, vedrete un incavo circolare, abbastanza profondo: il castello fu “ferito” da un proiettile tedesco durante l’autunno del 1944. L’ordigno, inesploso, si trova ancora conficcato tra le mura.

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